Nella seduta di ieri, 8 luglio, il Governo ha approvato gli emendamenti proposti dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, al disegno di legge recante “delega al Governo per l’efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d’appello”.
Sul relativo testo il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha chiesto alla maggioranza un appoggio convinto e lealtà in sede parlamentare, atteso che - per come anche sottolineato dal commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni - si tratta di una delle principali riforme che l'Europa attende dall’Italia, a cui è subordinata, peraltro, l’erogazione dei fondi del Recovery plan.
Tra i principali interventi, la soluzione della ministra sul nodo prescrizione: lo stop è confermato dopo la sentenza di primo grado, nelle ipotesi sia di condanna sia di assoluzione, ma si impongono tempi certi per i processi di appello e in Cassazione.
Secondo quanto si apprende, infatti, vengono ripresi i termini di durata massima sanciti dalla Legge Pinto: due anni per i giudizi di secondo grado, un anno per i procedimenti in Cassazione.
Laddove questi termini non vengano rispettati si determina l’improcedibilità (che non estingue il reato), anche se si tratterebbe di improcedibilità “mitigata”, visto che sono previste alcune eccezioni.
In particolare, i tempi indicati possono essere prorogati (di un anno in appello e di 6 mesi in sede di legittimità) in presenza:
Da tali previsioni sono, in ogni caso, esclusi i reati non soggetti a prescrizione, quelli, ossia, puniti con l'ergastolo.
Tra le altre novità - tese, in via generale, a ridurre i tempi dei processi - si segnalano:
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