Nel processo tributario, la sentenza penale irrevocabile di assoluzione dal reato fiscale non spiega automaticamente efficacia di giudicato, anche se i fatti accertati in sede penale sono gli stessi per i quali l'Amministrazione finanziaria ha promosso l'accertamento nei confronti del contribuente.
Questo non esclude, tuttavia, che detta sentenza possa essere presa in considerazione come possibile fonte di prova dal giudice tributario, il quale, nell'esercizio dei propri poteri di valutazione, è tenuto a verificarne la rilevanza nell'ambito specifico in cui la medesima è destinata ad operare.
E' questo il principio enunciato dalla giurisprudenza di legittimità, per come ribadito dalla Corte di cassazione nel testo dell'ordinanza n. 12854 del 22 aprile 2022, pronunciata a conferma di una decisione della CTR.
I giudici regionali, nella specie, nel suffragare il proprio ragionamento e rigettare l'impugnazione di una società contribuente, avevano ritenuto che gli elementi fattuali accertati in un parallelo giudizio penale, letti unitamente alla documentazione in atti, fossero idonei a vincere la prova presuntiva.
Ciò posto - ha giudicato la Corte di legittimità - avevano fatto corretta applicazione delle norme in materia di oneri probatori e di valutazione delle prove indiziarie circa la natura delle operazioni oggetto delle riprese fiscali, esponendo argomenti rappresentativi di un ragionamento sufficientemente chiaro e conseguenziale. Non sussisteva, pertanto, alcuna violazione di legge.
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