“Siamo i lavoratori in nero della Giustizia”.
E’ quanto sottolinea il presidente dell’Unione Nazionale dei Giudici di Pace, Mariaflora Di Giovanni, nell’annunciare che oltre 300 giudici di pace hanno depositato ricorso collettivo, dinanzi al Tar Lazio, volto al riconoscimento del rapporto di pubblico impiego ed al relativo inquadramento come magistrati ordinari.
Il ricorso che è stato notificato al Csm, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al ministero della Giustizia, e, quindi, iscritto a ruolo il 10 novembre 2016.
Il Governo è stato chiamato in causa per rispondere della violazione dell’ordinamento comunitario e della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea.
Secondo il segretario generale dell’Unagipa, Alberto Rossi, sarebbero state infrante “le norme europee sul lavoro a danno dei giudici di pace, mediante la reiterazione abusiva di contratti a termine, il mancato riconoscimento di un compenso fisso e dignitoso, l’assenza di tutele della maternità, della salute e da infortuni sul lavoro”.
Oltre a ciò viene evidenziato “il disconoscimento dello stesso diritto alla pensione in aperta violazione di una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 1 marzo 2012″.
Si rammenta che, contestualmente, è stato confermato lo sciopero della categoria dei giudici di pace, già annunciato per i giorni dal 21 al 25 novembre 2016.
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