Approvato ieri dal Consiglio dei ministri il provvedimento che costituirà parte centrale della riforma dell'ordinamento giudiziario. Il decreto legislativo detta la nuova disciplina di accesso in magistratura, di progressione economica e di attribuzione delle funzioni. Il provvedimento, oggetto di numerose contestazioni, ha voluto porre l'accento soprattutto sulle modalità di accesso alla carriera, ridisciplinando in maniera profonda le modalità dell'esame e reintroducendo, tra le modalità di avanzamento in carriera, il concorso per titoli ed esami. Tra le novità più importanti per l'ingresso in magistratura vi è l'indicazione, a pena di inammissibilità, da parte del candidato nella domanda di partecipazione, della sua scelta di svolgere il tirocinio come giudice o come pubblico ministero. L'esame resta unico, ma cambiano i requisiti per l'ammissione al concorso; non è più sufficiente la laurea in giurisprudenza, ma è necessario il possesso di titoli specifici come: il dottorato di ricerca in materie giuridiche, l'abilitazione all'esercizio della professione forense, alcuni tipi di specializzazione post-universitaria e lo svolgimento di particolari professioni (giudice onorario). Infine, è stata prevista l'introduzione di un colloquio per valutare le capacità psico-attitudinali dei candidati. Per ciò che concerne l'avanzamento in carriera, il decreto disciplina la possibilità per chi avesse superato l'esame di passare da una funzione all'altra, facendone richiesta entro il terzo anno di esercizio delle funzioni assunte, dopo lo svolgimento del tirocinio, partecipando al concorso per soli titoli bandito dal Csm. La riforma del reclutamento è legata alla nascita della nuova Scuola della magistratura, istituita con il compito preciso di curare la formazione iniziale e progressiva dei magistrati. Tra i rischi maggiori di attuazione delle nuove regole che disciplinano l'ordinamento giudiziario, vi è quello che prevede un possibile allungamento dei tempi necessari per l'assegnazione dei posti vacanti e di quelli necessari per divenire magistrati, con un possibile aggravio dei costi.
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