Duro il commento dell’Unione delle Camere penali rispetto al disegno di legge, definitivamente approvato, che sancisce l’inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo.
Lo si apprende da un comunicato della Giunta dell’Ucpi, diffuso subito dopo la notizia del varo definitivo della legge.
Per gli avvocati penalisti, si tratterebbe di un intervento che “segna un ulteriore arretramento del livello di civiltà della giustizia penale in Italia”, esprimendo “una idolatria della pena eterna”, rispondente solo all’esigenza di assicurarsi un facile ed effimero consenso, senza tenere in considerazione i costi umani e le gravi inefficienze che si producono sul sistema giudiziario.
Nella nota stampa viene evidenziato come il legislatore, invece di valutare la compatibilità tra la pena perpetua ed il principio, sancito dalla Costituzione, per cui la sanzione deve tendere al reinserimento del condannato, interviene piuttosto sulle norme processuali “per assicurarsi che l’ergastolo non possa mai essere evitato”.
All’imputato, in questo modo, viene “sottratto” il diritto di essere giudicato sulla base degli atti e senza dibattimento, come se l’assoluzione “sia un esito processuale nemmeno ipotizzabile in caso di gravi reati”.
Così, “l’esclusione del giudizio abbreviato imporrà sempre la celebrazione dei dibattimenti, perfino in caso di evidenza della prova, con la necessità di impegnare per anni quelle Corti d’Assise e Corti d’Assise d’Appello che già oggi hanno concrete difficoltà a costituirsi, e che ora assolveranno al compito di spettacolarizzare il processo”.
Per l’Unione, in definitiva, sarebbe caro il prezzo fatto pagare all’organizzazione giudiziaria in nome del populismo ed in aperto contrasto con il percorso avviato insieme all’avvocatura, alla magistratura ed all’accademia volto a individuare nuovi strumenti deflattivi per ridurre il numero dei dibattimenti e la irragionevole durata dei processi.
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