La Corte costituzionale ha giudicato inammissibili due ricorsi per conflitto tra poteri dello Stato presentati separatamente da singoli deputati e senatori, rispetto ad un emendamento introdotto all’interno di un decreto-legge, asseritamente eterogeneo rispetto al testo originario di quest'ultimo.
La Consulta si è pronunciata con due ordinanze, nn. 274 e 275 del 18 dicembre 2019, ritenendo che entrambi i ricorsi presentati non prospettassero elementi tali da far emergere violazioni manifeste delle prerogative costituzionali poste a garanzia delle funzioni dei parlamentari nell’ambito del procedimento legislativo.
I ricorrenti – da quanto si apprende – si erano limitati ad affermare l’eterogeneità dell’emendamento sulla base di un mero raffronto con il titolo del decreto-legge; tuttavia, avevano anche riconosciuto di aver avuto la possibilità di partecipare all’iter di conversione del DL, anche dopo che sulla relativa legge il Governo aveva chiesto la fiducia.
Ad ogni modo, i giudici costituzionali hanno confermato la facoltà, per i singoli parlamentari, di difendere le proprie attribuzioni costituzionali attraverso lo strumento del ricorso per conflitto tra poteri dello Stato.
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