Ancora proposte correttive per il decreto fiscale collegato alla Manovra 2019, che è all’esame della Commissione Finanze al Senato. Dal relatore del Ddl di conversione sono giunti, ieri, altri tredici emendamenti che puntano, in primo luogo, a contrastare l’evasione fiscale.
Alcune novità riguardano gli scambi di informazioni tra i soggetti incaricati delle verifiche fiscali.
Al fine di colpire in maniera più incisiva i fenomeni evasivi, tra gli emendamenti vi è anche quello che suggerisce una maggiore sinergia tra Agenzia delle Entrate e Guardia di finanza.
Nello specifico, si vorrebbe far sì che anche la GdF possa avere la possibilità di utilizzare – magari in coordinamento con il Fisco – il patrimonio di informazioni che derivano dalle comunicazioni di carattere finanziario che vengono effettuate dagli intermediari finanziari, ai sensi dell’articolo 7 del Dpr n. 605/1973, e che confluiscono in un'apposita sezione dell’Anagrafe tributaria.
In un’ottica di intensificazione dello scambio informativo tra i verificatori fiscali, viene prospettata anche una modifica dell'attuale articolo 24, comma 2, del Decreto legge n. 78/2010, specificando che i contribuenti di medie dimensioni non soggetti ai nuovi indici sintetici di affidabilità, potranno essere oggetto di controllo e verifica sulla base di piani coordinati di intervento tra Agenzia e Guardia di finanza effettuati a seguito di analisi del rischio, ma in cui si tenga anche conto “di elementi e circostanze emersi nell'esercizio degli ordinari poteri istruttori e d'indagine”.
Infine, è stata proposta anche la possibilità di istituzionalizzare la trasmissione di informazioni dall'Agenzia delle Entrate alla Guardia di finanza per quanto riguarda i risultati del cosiddetto country by country reporting.
Finora è previsto che sia l'Agenzia delle Entrate la destinataria degli scambi automatici di informazione con altre autorità fiscali estere, per il controllo dei gruppi transnazionali. Se dovesse essere accolta la modifica dei senatori, il suddetto patrimonio informativo diverrebbe disponibile anche alla Guardia di finanza e costituirebbe un utile aiuto per la pianificazione e l'esecuzione delle verifiche fiscali per i gruppi societari multinazionali.
Per quanto riguarda il pacchetto di emendamenti che si stanno presentendo in materia di pacificazione con il Fisco, si sta lavorando ad una loro sintesi, lasciando aperta la strada anche alle proposte delle opposizioni.
Tra le correzioni più significative quelle all’articolo 6 del Dl fiscale, che riguardano la determinazione dell'ammontare dovuto al fine di definire le liti pendenti.
Si propone di inserire un nuovo comma, che disciplini il quantum da versare in caso di accoglimento parziale del ricorso o di soccombenza ripartita tra contribuente e Agenzia delle Entrate. Se ciò avvenisse, il conteggio di quanto dovuto per definire la controversia tributaria potrebbe complicarsi, dal momento che viene richiesto di versare l'intero importo del tributo dovuto per la parte di atto confermata dal giudice tributario, oltre al 50% o al quinto delle restanti parti dell'atto, da conteggiarsi in funzione del fatto che l'Agenzia è risultata soccombente nella pronuncia di primo oppure di secondo grado.
Altre correzioni riguardano, invece, l’integrativa speciale (articolo 9): fermo restando che l’oggetto della procedura resta la dichiarazione presentata entro il 31 ottobre 2017, la proposta parlamentare è quella di estendere l’integrativa anche alle dichiarazioni tardive relative agli anni precedenti il 2017, ma presentate entro 90 giorni dal 31 ottobre 2017.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".