Era fissato alle ore 20,00 del 19 luglio il termine ultimo per la presentazione gli emendamenti al Decreto legge dignità (Dl 87/2018), il cui testo sarà portato nell’Aula di Montecitorio il prossimo 26 luglio.
Alla scadenza stabilita sono stati circa un migliaio i correttivi presentati nelle Commissioni Lavoro e Finanze della Camera, frutto di una lunghissima giornata di lavoro tra i tecnici e i funzionari di Montecitorio e i vertici della maggioranza parlamentare che, alla fine, sono arrivati a formulare una serie di ripensamenti e rielaborazioni di precedenti proposte al testo del Dl, fino a quando - alle ore 20 in punto - il viceministro del Tesoro, Laura Castelli, ha commentato: "Abbiamo chiuso. L'accordo è stato raggiunto, ci abbiamo impiegato un po' di tempo ma ce l'abbiamo fatta. La natura del testo non cambia".
Sul fronte fiscale, le principali modifiche al Decreto legge 87/2018 vedono:
Sempre con riferimento al pacchetto fiscale del decreto, i tecnici del Servizio Bilancio della Camera sollecitano, da una parte, un approfondimento sulle minori entrate contributive attribuite alle norme e, dall’altra, per ciò che riguarda lo spesometro, chiedono di verificare la reale assenza di effetti finanziari dovuti allo slittamento del termine della comunicazione dei dati relativi al terzo trimestre 2018.
Sul fronte del pacchetto lavoro, dopo una lunghissima discussione, si è arrivati ad un accordo.
I voucher che erano stati totalmente aboliti nel decreto licenziato da palazzo Chigi potrebbero tornare. La proposta presentata chiede, infatti, il loro reinserimento nel settore dell’agricoltura, del turismo e per gli enti locali con un periodo di utilizzo esteso dagli attuali 3 a 10 giorni.
Tale compromesso è stato sintetizzato in un emendamento che prevede che il meccanismo di acquisto sarà ibrido. La procedura avverrà online, ma il voucher sarà poi stampato e sarà quindi utilizzato in forma cartacea; una volta attivato il buono sarà valido per più giorni rispetto agli attuali tre.
Sui contratti a tempo determinato non ci sono state grosse novità: resta quanto finora stabilito dal Governo (possibilità di sottoscrivere un contratto di 12 mesi, con una sola possibilità di rinnovo per un altro anno ma con la necessità di specificare la causale) anche se i relatori possono ancora presentare i loro emendamenti, dato che sono stati concessi più giorni alla Commissione per lavorare.
Al riguardo, però, è stato specificato che le nuove norme sui contratti a termine non varranno per rinnovi e proroghe di contratti in corso. Per i contratti in corso alla data di entrata in vigore del decreto, si applica la disciplina previgente: è previsto un periodo transitorio fino al 31 ottobre per l’applicazione delle nuove norme ai contratti a tempo determinato in corso.
Il discorso sulle causali dei contratti a termine ancora non è stato definito. Al momento, si è stabilito che le Agenzie di somministrazione saranno esentate dall’applicazione delle causali, che varranno per le aziende utilizzatrici.
Per il resto, rimane aperto ancora il contenzioso con il mondo imprenditoriale per quanto riguarda la reintroduzione delle causali.
Sul tema sono intervenuti anche i Consulenti del Lavoro, che nell’audizione di ieri alla Camera hanno sottolineato come la “scelta legislativa di non lasciare ambiti di determinazione alla contrattazione collettiva, rende molto rigida la norma che, in termini occupazionali, potrebbe rendere più difficile il ricorso a questa tipologia di contratto”.
Così, mentre da una parte, i consulenti avvisano che sarebbe auspicabile “riconsiderare la formulazione delle causali per impedire momenti di incertezza interpretativa”, dall’altra arrivano alla conclusione che “per consentire la dovuta introduzione graduale del nuovo regime, è necessaria la previsione di un momento transitorio che sposti in avanti nel tempo l’efficacia del Dl”.
Anche la reazione a caldo di Daniele Virgillito, presidente dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) in merito alle audizioni sul disegno di legge di conversione del decreto dignità, non è stata delle più favorevoli.
Il presidente Ungdcec ha sottolineato come “i giovani professionisti non sono stati invitati al dialogo. Questo paese, come spesso accade, ci ha negato la possibilità di partecipare al disegno dei provvedimenti più importanti”.
“Nel decreto – ribadisce Virgillito - non si ravvisa l'adozione di tutte quelle misure a “costo zero” che potrebbero incidere nel ridurre la miriade di ridondanti adempimenti a cui siamo asserviti e che potrebbero, invece, ridare “dignità” alla nostra professione”.
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