E’ diffamazione chiamare “bastardo” o “assassino” chi è solo indagato
Pubblicato il 29 gennaio 2015
Costituisce
diffamazione apostrofare come “
bastardo” o “
assassino” un
soggetto solo indagato - e non definitivamente condannato - per l’omicidio di un minorenne.
E’ quanto ha affermato la Corte di Cassazione, quarta sezione penale, con sentenza n.
4158 depositata il 28 gennaio 2015, confermando la condanna ex art. 595 c.p. di una conduttrice e di un giornalista televisivo.
Questi ultimi, infatti, avevano utilizzato, nel corso di una trasmissione TV, le espressioni sopra citate, riferendosi ad un soggetto sottoposto a provvedimento cautelare in presenza di un
’ipotesi accusatoria di
omicidio ai danni di un minore, tuttavia
ancora da verificare nella sua fondatezza.
Come ha sostenuto in proposito la Cassazione, la conduttrice ed il cronista, nel
narrare fatti di un’attività di accertamento giudiziario ancora in itinere, avrebbero dovuto astenersi dal riferire particolari
espressioni considerate
lesive dell’onore e
della reputazione e
non strettamente necessarie alla notizia, avvertendo possibilmente il pubblico che la colpevolezza dell’indagato era ancora da accertarsi.
Né sussistono le condizioni, nel caso di specie, per l’applicazione dell’
esimente del diritto di cronaca ex art. 51 c.p. ,che richiede, viceversa, l’
accertamento della veridicità del fatto narrato, un
oggettivo interesse pubblico alla sua diffusione e, per quel che qui maggiormente rileva, la
continenza e proporzionalità delle espressioni utilizzate.