Il Dl semplificazioni è entrato nel vivo dei lavori parlamentari. Oggi sono attese le votazioni nelle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici; mentre, a causa di un ritardo della Commissione bilancio nel licenziare i pareri sulle coperture, è probabile che l’approdo del testo in Aula possa slittare a domani.
Il provvedimento sta subendo un profondo restyling durante il suo passaggio al Senato: molti emendamenti sono stati ritirati dalla maggioranza parlamentare.
Nel decreto non trovano posto le modifiche sul Codice degli appalti, che erano state considerate una priorità dal Governo durante la trattativa con la Ue per evitare la procedura di infrazione del nostro Paese.
Le correzioni al settore degli appalti pubblici sono destinate a confluire in un disegno di legge di iniziativa parlamentare su cui la maggioranza inizierà a lavorare nelle prossime settimane.
L’intenzione del Governo e della maggioranza è, infatti, quella di mettere a punto una legge delega sul Codice degli appalti. Tuttavia, essendo questo settore uno dei più colpiti dalla crisi, sembra opportuno non aspettare i tempi lunghi della legge delega, bensì avviare un lavoro più immediato nelle Commissioni predisponendo un Ddl di iniziativa parlamentare con le semplificazioni più urgenti.
Analogamente, è stato ritirato l'emendamento che disponeva la sospensione, fino al 29 novembre 2020, dei procedimenti di riscossione coatta amministrativa dei canoni e dei procedimenti amministrativi relativi alle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative derivanti da contenzioso pendente alla data del 29 novembre 2018.
Via, inoltre, i correttivi che prevedevano nuove aperture a favore della caccia. Così come la norma con una soluzione del caos rifiuti relativo all’«end of waste», che è stata stralciata per l’opposizione dell’Ambiente che punta a decreti ministeriali.
Trovate le risorse necessarie per cancellare la misura contenuta nella Legge di bilancio 2019 e scongiurare l’aumento dell’aliquota Ires al 24% per le imprese del Terzo settore. Il sottosegretario al MEF, Massimo Garavaglia, ha dichiarato che sono state trovate le coperture finanziarie per cancellare il raddoppio dell’imposta.
Così, l'incremento al 24% in vigore dal primo gennaio non sarà più operativo e per gli enti no profit l’Ires tornerà al 12%.
Secondo le stime dell’Economia per finanziare il dietrofront serviranno 118,7 milioni per il 2019 e 160 milioni a regime.
La correzione dovrebbe arrivare subito con il decreto semplificazioni, senza attendere l'approdo in Parlamento del cosiddetto “decretone” su reddito di cittadinanza e quota 100, che sembrava candidato ad ospitare l'emendamento sul non profit.
Tempi più lunghi sono attesi, invece, per il riordino delle agevolazioni del settore. Il Governo rivedrà l’intero quadro entro i prossimi 6 o 7 mesi, quando dovrebbe arrivare il via libera Ue al Registro unico delle imprese sociali.
Accolto, infine, l'emendamento per sbloccare la trattativa per il rinnovo del contratto dei medici, posticipando l'applicazione del comma 687 della Legge di bilancio, che di fatto determinava un blocco del rinnovo.
In un emendamento della maggioranza, attualmente in discussione nelle commissioni di Palazzo Madama, anche una proposta per favorire la diffusione del venture capital in Italia.
Si sta pensando ad un nuovo tipo di veicolo societario, la Società di investimento semplice (Sis), che potrà investire esclusivamente in Start up non quotate, con il vantaggio fiscale dell’imposizione zero sui redditi di capitale.
Se la proposta sarà approvata, la Sis avrà come oggetto esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto in Pmi non quotate su mercati regolamentati, che si trovano nella fase di sperimentazione, di costituzione e di avvio dell’attività.
Per favorire questo tipo di investimento è previsto anche un vantaggio fiscale: i redditi di capitale derivanti dalla partecipazione alle società di investimento semplice sarebbero esentati dalle tasse.
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