Dl Irpef. Licenziato il testo nel Cdm del 18 aprile

Pubblicato il 22 aprile 2014 Con quasi due ore di ritardo è stato licenziato nel corso del Cdm del 18 aprile 2014 il decreto sugli sgravi Irepf, che porterà, come annunciato da giorni, in molte buste paga 80 euro al mese in più. Come commentato a caldo dal premier Renzi, si tratta di "una misura che non è una tantum, ma strutturale come è strutturale il processo del taglio della spesa".

Le principali novità per dipendenti, imprese e risparmiatori previste dal decreto legge

IRPEF - Dalle prime notizie diffuse dallo stesso premier Renzi in conferenza stampa arriva la conferma del ''bonus'' per i lavoratori dipendenti e i co.co.co, che per il 2014 sale da 620 a 640 euro per i contribuenti della fascia attorno ai 20.000 euro. Nessuna agevolazione a parte per gli incapienti. Anch’essi rientrano nel taglio dell’irpef, con un bonus che dovrebbe rimanere pari al 3,5% del reddito. La voce relativa agli incapienti e alle partite Iva sarà, comunque, inserita in un provvedimento ad hoc che verrà predisposto “nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”.

IRAP – E' previsto un risparmio del 10,2% dell’imposta per le aziende private e per i liberi professionisti, che corrisponde ad un taglio dell’aliquota ordinaria dello 0,4%, che scenderà dal 3,9% attuale al 3,5%. Il taglio dell’imposta sulle attività produttive scatterà nel 2015; per quest’anno, i benefici saranno comunque più limitati in virtù dell’acconto 2014 fissato al 3,7%. La riduzione dell’aliquota Irap interesserà tutte le categorie di contribuenti: dalle banche e imprese finanziarie alle assicurazioni; dalle imprese agricole (già oggi destinatarie di un aliquota più bassa) alle imprese concessionarie diverse da quelle di costruzione e gestione di autostrade e trafori.

TETTO AGLI STIPENDI PUBBLICI – Non sono più previsti "sottotetti" e tagli differenziati agli stipendi di dirigenti pubblici. È stato fissato un unico tetto allineato ai 239mila euro annui della retribuzione del capo dello Stato, anche per magistratura e Authority, esclusi per ora gli organi costituzionali. Pertanto, anche il compenso di 311 mila euro del primo presidente della Corte di Cassazione, dovrà essere decurtato di 71 mila euro l'anno.
L’obiettivo è quello di andare a colpire una cerchia ristretta di figure finora intoccabili della Pubblica amministrazione con un risparmio che dovrebbe scendere a circa 10 milioni dai circa 300 milioni inizialmente ipotizzati.

LOTTA EVASIONE E TAGLIO SPESE - Ma il vero fulcro del decreto Irpef rimane la lotta all’evasione fiscale e il taglio alle spese superflue della Pa. I 300 milioni incassati nel 2013 dalle misure antievasione messe in atto saranno utilizzati per la copertura del bonus. Sono previsti ulteriori ritocchi per le amministrazioni locali che si devono impegnare a raggiungere circa 820 milioni di euro di risparmi nel 2014. Il taglio sarà proporzionale alle spese di ogni amministrazione; inoltre penalizzazioni accessorie, con circa un 5% di tagli in più, sono previste per quegli enti che sono più in ritardo sui pagamenti. Ogni ministero potrà avere al massimo 5 auto blu. Sono stati ridotti gli stanziamenti per i programmi militari di 400 milioni per il 2014.

ISTITUTI DI CREDITO E RENDITE FINANZIARIE - E’ stata aumentata al 26% l’aliquota d’imposta sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia. Analogamente, le ritenute e le imposte sostitutive sugli interessi, premi e altri proventi assimilabili alle rendite finanziarie salgono al 26%. L'aumento dal 20% al 26% delle ritenute e imposte sostitutive sui proventi di natura finanziaria avverrà con una tecnica simile a quella già sperimentata il 1° gennaio 2012, quando c’è stata l'unificazione delle aliquote al 20%.
Dall'innalzamento dell'aliquota sulla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia è atteso un gettito tributario intorno 1 miliardo e 800 milioni. Si tratta di una delle voci più importanti della copertura finanziaria identificata per il bonus di 80 euro ai lavoratori dipendenti, che inoltre è stata annoverata tra i risparmi strutturali, anche se di fatto solitamente la tassazione di una plusvalenza dovuta all'aggiornamento del valore di un asset viene considerata un'entrata una tantum.
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