A pochi giorni dall'avvio del nuovo regime per il deposito digitale degli atti penali, diversi uffici giudiziari - come i Tribunali di Milano, di Roma, di Napoli e di Palermo - hanno emanato provvedimenti per sospendere, temporaneamente, l’uso dell'applicativo APP 2.0 per quanto riguarda le fasi processuali previste dal Libro V, Titolo IX, Libro VI, Titoli II, V e V-bis del codice di procedura penale, nonché per il giudizio dibattimentale e predibattimentale.
E' il caso del Tribunale di Milano, il cui Presidente ha pubblicato un decreto, datato 7 gennaio 2025, con cui si dispone la sospensione temporanea dell’obbligatorietà dell’utilizzo esclusivo dell’applicativo APP per il deposito dei menzionati atti processuali. Mediante questo provvedimento, in particolare, si consente, ai magistrati e al personale amministrativo, di adottare e depositare atti in formato nativo/digitale ed atti analogici almeno fino al 31 marzo 2025.
Sulla stessa linea il Presidente del Tribunale di Roma che, con provvedimento del 7 gennaio 2025, ha disposto che i soggetti abilitati interni sono autorizzati a redigere in forma di documento analogico e a depositare, fino al 31 gennaio 2025, gli atti e documenti diversi da quelli contemplati nelle deroghe di cui al Decreto ministeriale Giustizia n. 206 del 27 dicembre 2024, dandosi atto del malfunzionamento accertato.
Sui provvedimenti di sospensione adottati dai tribunali si è espressa, con nota datata 8 gennaio 2025, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali (UCPI).
I provvedimenti assunti - evidenziano gli avvocati penalisti - si applicano esclusivamente ai soggetti “abilitati interni”, ovvero magistrati e cancellieri, senza coinvolgere gli avvocati.
Queste decisioni, secondo la Giunta dell’UCPI, evidenziano diverse problematiche già da tempo sollevate.
In primo luogo, emerge che i soggetti interni al sistema non hanno ricevuto un’adeguata formazione necessaria per utilizzare efficacemente l’applicativo, rendendo difficoltoso il corretto esercizio dei diritti delle parti coinvolte nei procedimenti penali.
Inoltre, l’implementazione del processo penale telematico è stata condotta senza un’efficace interlocuzione con tutti gli utenti, sia interni che esterni, ignorando le criticità segnalate.
Di conseguenza, si sono create delle condizioni operative non sostenibili, che hanno spinto alcuni dirigenti degli uffici giudiziari ad adottare misure straordinarie, nel tentativo di evitare il rischio di una paralisi del sistema o di un disordine generalizzato nelle attività giudiziarie.
Le scelte dei tribunali, tuttavia, risultano inadeguate, rischiando - secondo l'UCPI - di generare una disparità di trattamento tra le parti processuali e di compromettere la parità e la legalità processuale.
Da qui l'evidenziata necessità di un intervento immediato del legislatore per arginare le conseguenze negative che potrebbero derivarne.
Per l'Unione dei penalisti, in ogni caso, è essenziale rimodulare i tempi di attuazione del processo penale telematico, tenendo conto dell’effettivo stato di avanzamento dei sistemi tecnologici e garantendo un’adeguata preparazione del personale: solo attraverso una pianificazione oculata sarà possibile preservare l’efficienza degli uffici giudiziari e tutelare il diritto di difesa in maniera concreta ed effettiva.
Il Consiglio Nazionale Forense (CNF), dal canto suo, ha richiesto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di prorogare al 31 dicembre 2025 l'obbligatorietà del processo penale telematico, inclusi gli atti relativi alle impugnazioni.
La richiesta nasce dall'esigenza di affrontare i problemi tecnici e organizzativi che stanno compromettendo il diritto di difesa, senza chiarezza sull'origine esatta delle criticità, che potrebbero riguardare sia la tecnologia sia la formazione del personale.
Per il CNF, escludere dalla proroga gli atti con termini perentori, soggetti a rischio decadenza, è irragionevole.
Anche il Movimento Forense, con nota dell'8 gennaio 2025, denuncia gravi criticità nel processo penale telematico appena entrato in vigore, segnalando malfunzionamenti generalizzati nei sistemi di trasmissione e ricezione su tutto il territorio nazionale.
Tali problemi, attribuiti a sovraccarico e rigidità del sistema, compromettono il deposito e la gestione degli atti, mettono a rischio il diritto di difesa.
Per questo motivo, il Movimento sollecita un intervento immediato del ministero della Giustizia per disporre la sospensione del processo penale telematico, al fine di garantire il corretto funzionamento del sistema e tutelare i cittadini.
Nei giorni scorsi, anche l'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), tramite un comunicato della Giunta esecutiva centrale del 4 gennaio 2025, ha definito un "fallimento annunciato" l'obbligo di deposito esclusivamente telematico di atti e documenti introdotto dal Decreto ministeriale n. 206/2024, operativo dal 1° gennaio 2025 per la maggior parte dei procedimenti presso i tribunali ordinari e le procure.
Nonostante l'importanza degli uffici coinvolti per la giurisdizione e la tutela dei cittadini - ha denunciato l'ANM - i termini di transizione al nuovo regime digitale sono stati prorogati solo per pochi procedimenti e per brevi periodi, ignorando il rischio per l’efficienza del sistema giudiziario.
L’immediata digitalizzazione del processo penale, del resto, è stata attuata in assenza di un’adeguata sperimentazione del complesso applicativo informatico, già afflitto da numerosi malfunzionamenti.
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