Denunciata l’incertezza dell’abuso di diritto. La parola ora al legislatore

Pubblicato il 27 gennaio 2011 Il dibattito sull’abuso di diritto – concetto dottrinale introdotto nel nostro ordinamento dalla Corte di Cassazione – ha prodotto molti frutti, tutti autorevoli, ma privi di un fondamento base, necessario per sopravvivere in uno stato democratico come il nostro: l’intervento del legislatore.

L’incertezza, dunque, riguardo tale concetto resta alla base di ogni sua applicazione, in tutti i campi, ma con prevalenza in quello fiscale/tributario.

Per sconfiggere, perciò, il più grande nemico che si possa incontrare in campo fiscale - cioè la “certezza dell’incertezza” - i presidenti di tre grandi associazioni (Abi, Ania e Confindustria) hanno inviato una lettera al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, esortandolo a porre riparo a tale situazione tramite un intervento ufficiale del Parlamento.

Nel documento, i tre presidenti Mussari, Cerchiai e Mercegaglia affermano che “la certezza delle regole assume un ruolo di assoluto rilievo” al fine di migliorare i rapporti tra grandi contribuenti e Fisco. L’accusa mossa al Fisco e alla giurisprudenza è quella di interpretare l’abuso di diritto sempre come parametro soggettivo circa l’applicabilità o meno, in fattispecie concrete, delle norme di diritto positivo. Di conseguenza, l’Amministrazione finanziaria o i giudici sono portati a censurare la scelta del comportamento più economico dal punto di vista fiscale. Ma ciò non vuol dire che è possibile sindacare le scelte degli imprenditori solo perchè essi non adottano quella più onerosa in termini di imposte dovute.

Infine, nel documento si evidenzia anche come spesso, in Italia, l’abuso di diritto venga applicato non come norma di chiusura, ma come giudizio di valore soprattutto con riguardo alle grandi imprese, a differenza di ciò che avviene a livello comunitario. Tutto ciò – secondo le tre associazioni - soprattutto per le grandi imprese, si concretizza in una situazione di totale incertezza. In fase di accertamento, quindi, l’utilizzo della nozione di abuso porta ad una paralisi del ricorso, con il rischio di “bloccare qualsiasi pianificazione fiscale”.
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