Il dipartimento Finanze del Mef, con la risoluzione 5 del 15 giugno 2015, interviene a chiarire la questione, sorta in Molise, sull'aumento dell'addizionale Irpef nelle Regioni in deficit sanitario che hanno fallito il piano di rientro.
La sostanza è che l’incremento nella misura fissa dello 0,30% dell’addizionale regionale all’Irpef, rispetto alle vigenti, a decorrere dal 2015 va applicata anche alle fasce di reddito fino a 15mila euro.
Il Dlgs 68/2011 sul federalismo regionale prevede che le Regioni possano aumentare le aliquote di base fino a quota 2,33%, ma non per il primo scaglione di reddito (fino a 15mila euro), per il quale la clausola di salvaguardia prevede che si debba rispettare il tetto dell’1,73%.
Ma questo limite può essere superato dall'aumento dell'addizionale Irpef – 0,30% in misura fissa - stabilito dallo Stato per le Regioni in deficit sanitario che non abbiano ripianato?
Il ministero risponde di sì: la Regione sottoposta al Piano di rientro dal deficit sanitario, è tenuta ad applicare l’incremento nella misura fissa di 0,30 punti percentuali dell’aliquota dell’addizionale regionale all’IRPEF rispetto a quelle vigenti, su tutti gli scaglioni di reddito.
Il motivo è la superiore finalità volta ad assicurare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti il diritto fondamentale alla salute. Se le Regioni escludessero dall’applicazione degli incrementi delle aliquote fiscali in questione i redditi fino a 15.000 euro, aggraverebbero il disavanzo sanitario e contravverrebbero, all’obbligo di adottare tutti gli atti normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi dei suddetti Piani.
Dunque, tecnicamente nell'articolo 6 il comma 10, che prevede l'automatismo, prevale sul comma 3 della salvaguardia delle fasce basse di reddito.
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