Approvato ieri dal Consiglio dei ministri il Documento di economia e finanza 2023, che prevede una piccola divaricazione fra il deficit tendenziale al 4,35% e quello programmatico al 4,5% dal quale si dovrebbero liberare 3 miliardi di euro da mettere subito a disposizione per tagliare il cuneo fiscale ai redditi medio-bassi. Altri 4 miliardi costituiranno, invece, la dote della prossima Manovra finanziaria.
Il primo DEF del Governo Meloni imposta il percorso dei conti pubblici nel prossimo triennio sulla linea della "stabilità, credibilità e crescita", ma soprattutto punta a sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori in tempi ancora complicati dal rialzo dei prezzi senza innescare quella spirale fra prezzi e salari che renderebbe difficile ridurre l’inflazione.
Il programma di finanza pubblica proposto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato costruito, “confermando l’approccio prudente e realistico, finalizzato a mostrare serietà e affidabilità sia ai mercati sia all’Unione Europea”, anche se di fatto il Governo “punta a raggiungere risultati più ambiziosi” assenti, al momento, dalle cifre ufficiali del Documento.
Come si legge nel comunicato stampa n. 28 che ha accompagnato la chiusura del CdM di ieri, il DEF approvato delinea i tre principali obiettivi programmatici della politica economica e di bilancio del Governo per il medio termine, che si articolano:
Per quanto riguarda gli obiettivi di deficit e debito della PA, il Governo prevede un percorso in discesa, ma con una curva non molto pronunciata.
Sicuramente, nel breve termine, si opererà per sostenere la ripartenza della crescita e il contenimento dell’inflazione.
Il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, grazie ad un provvedimento di prossima adozione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sul periodo maggio-dicembre di quest’anno, che sarà utile per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e contribuire alla moderazione della crescita salariale.
Anche per il 2024, le proiezioni di finanza pubblica mostrano che, dato un deficit tendenziale del 3,5%, il mantenimento dell’obiettivo del 3,7% del PIL creerà uno “spazio di bilancio” di circa 0,2 punti di PIL, che sarà destinato:
e concorrerà ad una significativa revisione della spesa pubblica e ad una maggiore intesa tra Fisco e contribuente.
L’inflazione persistente, che erode il potere d’acquisto dei redditi, pesa sulla crescita economica, perché riduce nel tempo la spinta dei consumi delle famiglie con riflessi sul Prodotto interno lordo.
Nello scenario attuale, il Documento di quest’anno vede il PIL crescere in termini reali dello 0,9% nel 2023 – dato rivisto al rialzo in confronto al Documento programmatico di bilancio (DPB) di novembre, in cui la crescita del 2023 era cifrata in uno 0,6 per cento.
La cautela è evidente, invece, nelle stime per i prossimi anni: la crescita per il 2024 viene rivista al ribasso al +1,5% (dal +1,9% della Nadef), mentre per gli anni successivi non si attende alcuna spinta sul Pil, con le stime tendenziale e programmatica allineate all'1,3 e all'1,1%.
Il Ministro dell’Economia Giorgetti si dice convinto che le riforme dell'Esecutivo abbianol'obiettivo di “riaccendere la fiducia nel futuro, tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi. Inoltre, riconoscerà lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona”.
Secondo il MEF, inoltre, “il Governo è al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr. Sono in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal PNRR e delle relative milestone e target. È, inoltre, in fase di elaborazione il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti”.
Per ridare slancio al nostro Paese, però, non basta solo il Piano, ma occorre investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del PNRR, che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche.
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