Approvato dal Consiglio dei Ministri del 21 ottobre il decreto terremoto, che proroga lo stato di emergenza per i territori colpiti da eventi sismici.
Il decreto legge, inoltre, introduce ulteriori interventi urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici. Con una novità già racchiusa nel titolo stesso: il riferimento è agli eventi sismici al plurale e non più solo a quelli del Centro Italia, ossia a quelli del 2016 e del 2017, come previsto in una prima versione.
Una modifica questa non solo formale, dal momento che, se il testo dovesse essere convertito in legge, le sue disposizioni potranno essere estese anche ad altri eventi sismici, a partire da quello dell’Aquila del 2009.
Due sono i punti salienti del provvedimento:
la proroga fino al 31 dicembre 2020 dello stato d’emergenza dichiarato in conseguenza del sisma che ha colpito i territori delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo;
l’erogazione di 380 milioni per il 2019, da attingere dal Fondo per le emergenze nazionali previsto nel codice della Protezione Civile, e di altri 345 milioni per il 2020 provenienti dalla contabilità speciale intestata al Commissario straordinario.
Novità anche per quanto riguarda gli adempimenti e i pagamenti delle ritenute fiscali, dei contributi previdenziali e assistenziali, oltre che dei premi per l’assicurazione: per le popolazioni colpite si prevede la possibilità che tali adempimenti siano effettuati a partire dal 15 gennaio 2020, ma nei limiti del 50% degli importi dovuti.
Al centro del decreto restano anche i nuovi incentivi economici per i professionisti e le imprese, che decidono di investire nelle zone colpite dal sisma.
Al riguardo, infatti, è prevista l’anticipazione del 50% delle spese ai professionisti che investono nelle aree colpite dal sisma e l’estensione del pacchetto di agevolazioni Resto al Sud 2019, con un aumento delle risorse di 20 milioni di euro rispetto a quelle già assegnate dal Cipe.
Gli incentivi serviranno a favorire la rinascita dell’imprenditoria locale e a spingere le imprese di altre Regioni ad allargarsi nelle zone terremotate.
Due le priorità individuate, come interventi più difficili e, allo stesso tempo, costosi: la ricostruzione degli edifici scolastici e la rimozione delle macerie.
Per quanto riguarda gli edifici scolastici, si prevede che questi ultimi dovranno essere ripristinati o riedificati nello luogo originario, nel caso in cui fossero ubicati nei centri storici, per favorirne il ripopolamento.
Riguardo alle macerie, invece, il Governo fissa il nuovo termine al 31 dicembre 2019 per l’aggiornamento dei siti di stoccaggio di ogni Regione e, in mancanza di una intesa, autorizza il Commissario straordinario “ad aggiornare comunque il piano”.
Come si legge nel comunicato stampa n. 10 del Consiglio dei Ministri, il decreto, accogliendo le richieste manifestate dai territori interessati, prevede inoltre:
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