Decreto Poletti. Corte europea diritti umani respinge il ricorso di 10mila pensionati italiani

Pubblicato il 20 luglio 2018

Dichiarato inammissibile il ricorso presentato da oltre 10mila pensionati italiani contro il blocco dell’indicizzazione degli assegni di importo superiore a tre volte il minimo effettuato nel 2012-2013 e, poi, rimodulato con il Dl n. 65/2015.

La Corte europea dei diritti umani ha respinto definitivamente il ricorso presentato da 10.059 pensionati contro il decreto Poletti del 2015 sulla perequazione delle pensioni. 

I giudici di Strasburgo hanno considerato inammissibile la richiesta dei pensionati riguardante la perequazione partita dal 2012, ritenendo che le misure adottate dal Governo e dal Legislatore non hanno violato i diritti dei pensionati.

Cedu: i diritti dei pensionati non sono stati violati. Ricorso respinto

Secondo la Corte di Strasburgo, la riforma del meccanismo di perequazione delle pensioni è stata introdotta per proteggere l’interesse generale e “il livello minimo di prestazioni sociali”, garantendo “allo stesso tempo la tenuta del sistema sociale per le generazioni future”.

Il Governo, infatti, è intervenuto in un contesto connotato da una situazione economica difficile al fine di perseguire una finalità di pubblica utilità. L’obiettivo era quello di contemperare le esigenze degli interessi generali con la salvaguardia dei diritti fondamentali dei cittadini.

Con il decreto legge n. 65 del 2015 sulla mini perequazione delle pensioni, di fatto, la rimodulazione dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione ha comportato una perdita annuale esigua per i pensionati, che non ha determinato un "impatto significativo" sugli stessi.

Pertanto, secondo la Corte dei diritti dell’uomo, gli effetti prodotti dalla riforma pensionistica “non sono a un livello tale da esporli a delle difficoltà di sussistenza incompatibili con quanto prescritto dalla Convenzione europea dei diritti umani”.

In altri termini: il Governo italiano non ha messo in difficoltà i pensionati nel fronteggiare le spese quotidiane al punto di entrare in contrasto con l’articolo 1 del protocollo 1, della suddetta Convenzione, secondo la quale “ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno può essere privato della sua proprietà se non per causa di pubblica utilità e nelle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale”.

Ne consegue che il ricorso presentato dai pensionati italiani contro il decreto Poletti è respinto, in quanto inammissibile.

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