Debiti, trattamento critico

Pubblicato il 08 giugno 2006

L’Agenzia delle Entrate, impegnata nelle risposte durante la videoconferenza Map (Moduli di aggiornamento professionale) del 18 maggio scorso a Torino, ha fissato un pesante limite sulla ristrutturazione dei debiti di cui al nuovo articolo 182-bis della legge fallimentare: eventuali sopravvenienze attive non possono essere considerate neutrali. Non si ritiene, cioè, applicabile agli “accordi di ristrutturazione dei debiti” il contenuto dell’articolo 88, comma 4, del Tuir, che, ai fini del regime di non imponibilità delle sopravvenienze attive, fa letteralmente riferimento alla “riduzione dei debiti dell’impresa in sede di concordato fallimentare o preventivo”. Di conseguenza, ritiene l’Amministrazione finanziaria che alle sopravvenienze attive derivanti dalla riduzione dei debiti che la società realizza a fronte degli accordi con i creditori firmatari della ristrutturazione dei debiti è applicabile la legge generale di determinazione del reddito di impresa, pertanto le stesse concorrono a formare il reddito nell’esercizio di competenza secondo quanto disciplinato dall’articolo 109 del Tuir. Ma a questo punto il carico fiscale sul debitore che ne deriva contrasta con le finalità del legislatore, ostacolando la realizzabilità della procedura e rischiando di far rimanere inattivi gli accordi di ristrutturazione, una tra le massime novità della riforma del diritto fallimentare.

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