“Crisi, emergenza sanitaria e lavoro nelle PMI” è il titolo dell’indagine presentata al Festival del Lavoro dalla Fondazione Studi Consulenti sugli iscritti all’Ordine che, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, hanno accompagnato le imprese nella gestione della crisi.
Per i Consulenti del Lavoro, l’effetto della crisi unitamente allo sblocco dei licenziamenti, ”è destinato a presentare per l’occupazione italiana un conto più pesante delle stime effettuate ad inizio pandemia e che potrebbe ulteriormente aggravarsi con le misure che si stanno adottando in questi ultimi giorni a livello territoriale”.
La c.d. “seconda ondata” rischia di far pagare un conto salatissimo ad alberghi e ristoranti ed alle aziende che operano nella filiera del tempo libero, della cultura e del commercio.
Dall’analisi emerge che tra le principali criticità che dovranno essere affrontate dalle PMI, alla luce del riesplodere della pandemia, al primo posto vi sarà la ripresa del ricorso alla cassa integrazione, cui seguiranno l’avvio dei processi di ristrutturazione, ritardati dal blocco dei licenziamenti, ma anche l’abbassamento dei livelli di produttività.
Altro elemento di criticità sarà la gestione delle esigenze del personale, legate alla diffusione dei contagi (quarantene, assenze) ma anche alla conciliazione per tutti quei genitori che potrebbero ritrovarsi a dover gestire nuove emergenze familiari.
A tal fine i Consulenti analizzano:
per concludere che l’effetto della crisi peserà soprattutto sulle PMI che potrebbero vedere persi circa 1 mln di posti di lavoro tra inizio 2020 e 2021.
Per i CdL, il rischio che l’escalation dei contagi, pur in assenza di un lockdown nazionale, possa essere devastante per imprese e lavoro è molto elevato, potendo portare alla chiusura di 2 imprese su 10 di quelle ad oggi aperte, per cui sicuramente occorrerà intervenire su contributi, ammortizzatori e sospensione delle scadenze fiscali, per scongiurare nuove chiusure, soprattutto al Sud.
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