Si è tenuto il convegno “Commercialisti verso il futuro tra nuovi mercati e legge di bilancio”, organizzato a Milano dal Sole 24 Ore, in collaborazione con il Cndcec.
La buona notizia è che a gennaio i tavoli per la riforma fiscale coinvolgeranno professionisti e categorie produttive.
Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, in videoconferenza è esplicito sulla Manovra: “Se ci fossero state altre condizioni politiche e ci fosse stato più tempo, non avrei impiegato 23 miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva, ma avrei scelto di modulare diversamente l’imposta, redistribuendo risorse per diminuire il cuneo fiscale e tagliare la tassazione del ceto medio, autonomi e dipendenti. D’altra parte, va detto che lo stop all’aumento dell’Iva non era solo un’esigenza derivante dal confronto politico, ma anche una richiesta sociale, visto che molte categorie erano spaventate dagli effetti depressivi sui consumi”.
E aggiunge che si deve evitare di ripetere l’errore l’anno prossimo, quando per fermare l’incremento dell’Iva ci vorranno 19 miliardi: “Occorre avviare, da gennaio, la discussione per la riforma" del sistema fiscale, rivedendo, ad esempio, la babele di detrazioni e agevolazioni, che producono un mancato gettito di 250 miliardi, in favore di misure per chi è nella no tax area e per abbassare la tassazione del “ceto medio, composto di dipendenti e autonomi”.
Baretta concorda con i commercialisti che siano complicazioni la stretta sulle compensazioni e la disciplina della solidarietà tra committente e appaltatore/subappaltatore.
Dal lato della categoria, Massimo Miani, presidente Cndcec ricorda che i commercialisti sono pronti a dare il loro contributo, pur nella consapevolezza che: “si sta scontando ancora la coda ideologica della disintermediazione. I professionisti sono subissati dalla richiesta di comunicazioni al Fisco. Le informazioni non bastano mai. Adesso, con le compensazioni orizzontali rinviate dopo la dichiarazione, si scarica sul contribuente l’incapacità dell’amministrazione di incrociare prima i dati su debiti e crediti”.
Delle 50 proposte di semplificazione fiscale avanzate da Confindustria e Consiglio nazionale, solo l’esterometro trimestrale e il ravvedimento per i tributi locali sono stati recepiti.
È un magro bottino. Tra le proposte che non hanno visto la luce anche quelle a costo zero, come l’obbligo per l’amministrazione di rispondere alle istanze di autotutela con atto motivato ed entro un termine certo.
Confindustria. Francesca Mariotti, direttore Politiche fiscali di Confindustria, denuncia un effetto non risolutivo delle proposte correttive sulla stretta per appalti e subappalti: “continua a essere previsto, tra i soggetti coinvolti nell’appalto, un flusso informativo molto complesso da gestire, con un meccanismo di ritenute da applicare addirittura sulla retribuzione oraria e per singolo contratto, anziché mensile. Per questo sarebbe quanto mai opportuno rinviare l’entrata in vigore del nuovo adempimento al secondo semestre del 2020 per i contratti siglati dal prossimo 1° gennaio”.
“L’impressione - commenta sempre il direttore Politiche fiscali di Confindustria - è che il legislatore abbia in mente un’impresa che nella realtà non esiste”.
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