La Corte costituzionale ho fornito alcune precisazioni in tema di conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato e possibilità di utilizzo di questo strumento da parte del singolo parlamentare.
Orbene, la Consulta – ordinanza n. 17 dell'8 febbraio 2019 – ha in primo luogo ricordato come il singolo parlamentare sia titolare di una serie di prerogative costituzionali distinte da quelle che gli spettano in quanto componente dell’Assemblea (ovvero il diritto di parola, di proposta e di voto).
Dette prerogative possono essere da lui esercitare “in modo autonomo e indipendente” ed essere tutelate davanti alla Corte costituzionale, attraverso lo strumento del conflitto di attribuzioni, ma solo qualora si tratti di una violazione delle prerogative medesime rilevabile “immediatamente e in maniera evidente”. Ciò, al fine di superare il vaglio preliminare di ammissibilità.
Per quanto riguarda, poi, le censure riferite esclusivamente a violazioni o ad applicazioni scorrette di regolamenti o prassi parlamentari, le Camere stesse offrono rimedi interni, nell’esercizio della loro autonomia.
Nel particolare caso sottoposto ai giudici della Corte costituzionale, è stata decisa l'inammissibilità di un ricorso promosso da alcuni senatori, in assenza di un riscontrato "abuso del procedimento legislativo tale da determinare quelle violazioni manifeste delle prerogative costituzionali dei parlamentari”, requisito di ammissibilità di conflitti di questo tipo.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".