Condannato per infedele patrocinio il legale che consiglia la fraudolenta dichiarazione

Pubblicato il 21 febbraio 2012 Con sentenza n. 6703 depositata il 20 febbraio 2012, la Corte di cassazione ha confermato la decisione con cui i giudici di merito avevano condannato per infedele patrocinio un avvocato che, nell’ambito di un procedimento per bancarotta fraudolenta a carico di un proprio cliente, aveva consigliato a quest’ultimo di presentare una dichiarazione Iva fraudolenta, mediante anche l’utilizzo di false fatture, al fine di evitare sospetti rispetto a precedenti dichiarazioni, anche esse non veritiere.

A nulla sono servite le doglianze avanzate dal legale ricorrente secondo cui il reato contestatogli non poteva dirsi configurato in considerazione sia della consapevolezza dell’azione da parte del cliente sia del fatto che, nella specie, non era derivato alcun nocumento al cliente medesimo.

Per la Suprema corte, infatti, il comportamento dell'imputato aveva costituito una violazione del dovere deontologico di correttezza, nonché realizzato “il nocumento agli interessi della parte richiesto dalla norma incriminatrice, rappresentato dalla commissione del reato di cui all'articolo 2 Decreto legislativo n. 74 del 2000”.

Il consenso del cliente, in tale contesto, doveva ritenersi “privo di rilevanza e inidoneo a escludere il reato di cui all'articolo 380 Codice penale, in quanto il criterio di valutazione della condotta del professionista non riguarda l'incarico ricevuto, ma il dovere professionale”.
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