Alla luce dell'imminente conclusione dell'iter di approvazione della riforma delle intercettazioni telefoniche e ambientali - contenuta nel disegno di legge del ministro della Giustizia, Angelino Alfano - l'autore dell'articolo ritiene necessario riprendere alcune considerazioni, già espresse dell'Audizione dello scorso ottobre dinanzi alla commissione Giustizia della Camera. Il provvedimento interviene su tre ambiti: - maggiori restrizioni per le intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali in ordine sia alla tipologia dei reati sia alle modalità di acquisizione di tale tipo di prova; - maggiori divieti riguardo alla pubblicazione di notizie concernenti indagini preliminari; - introduzione di una nuova ipotesi di responsabilità amministrativa a carico degli editori che pubblichino arbitrariamente atti di un procedimento penale. E' evidente come la scelta del legislatore si sia volta nella direzione di una maggiore limitazione del potere investigativo e di una maggiore tutela della riservatezza dei privati. Apprezzabili sono considerate alcune previsioni (introduzione di una competenza collegiale nelle decisioni in materia di intercettazione, più rigorose garanzie procedurali nella difesa del segreto investigativo, rafforzamento della responsabilità per chi acquisisca le prove). Tuttavia, a giudizio dell'autore dell'articolo, perplessità, ed anche preoccupazione, sono sollevate dalle previsioni che comportano una decisa restrizione dell'ambito della cronaca giudiziaria; restrizioni, peraltro, che sarebbero non giustificate né proporzionate all'obiettivo di tutela della riservatezza dei privati.
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