Dopo la recente sentenza della Corte di giustizia Ue (causa C-546/14 ), che ha di fatto confermato la possibilità per uno Stato membro di accettare un pagamento parziale del debito Iva da parte di un imprenditore in difficoltà finanziaria, nel corso di un concordato preventivo basato sulla liquidazione del suo patrimonio, a condizione che un esperto indipendente attesti che non si otterrebbe un pagamento maggiore di tale credito in caso di fallimento, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti è tornato su un argomento molto caro all'intera categoria: quello della falcidia del debito Iva.
Già nel dicembre 2105 i dottori commercialisti hanno presentato alla Commissione Rordorf un documento dal titolo "Il contributo del Consiglio nazionale dei commercialisti alla riforma della crisi di impresa - Profili tributari", nel quale hanno proposto un nuovo testo dell'articolo 182-ter della Legge Fallimentare proprio in tema di falcidia del debito Iva.
Ora, alla luce delle conclusioni raggiunte dalla Corte Ue, il presidente di categoria, Gerardo Longobardi, auspica che la posizione adottata dai giudici europei trovi riscontro anche da parte del legislatore nazionale e, dunque, la falcidiabilità dell'Iva diventi norma.
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