A seguito dell'entrata in vigore, il 22 ottobre 2015, delle novità in materia penale-tributaria così come disposte dal legislatore con il Dlgs n. 158/2015 (revisione sistema sanzionatorio), la Fondazione nazionale dei commercialisti ha pubblicato un documento, datato 30 novembre 2015, sulla nuova aggravante a carico dei professionisti, di cui al comma 3, dell'art. 13-bis del Dlgs 74/2000.
Molti, secondo la Fondazione, hanno definito un “mostro giuridico" il testo del nuovo comma 3, dell’art. 13-bis del D.Lgs 74/2000, rubricato “circostanze del reato”, che appunto è stato inserito con la recente riforma dei reati tributari.
Si tratta, infatti, di una “aggravante” pensata specificamente per i professionisti che prestano consulenza fiscale, con “la finalità di disincentivare le progettualità criminali di spregiudicati consulenti”.
Il nuovo art. 13-bis del Dlgs 74/2000 sancisce che le pene previste “per i delitti di cui al titolo II sono aumentate della metà se il reato è commesso dal concorrente nell'esercizio dell'attività di consulenza fiscale svolta da un professionista o da un intermediario finanziario o bancario, attraverso l'elaborazione o la commercializzazione di modelli di evasione fiscale”.
La Fondazione ha evidenziato che si tratta di una aggravante che ha una portata applicativa molto incerta e indeterminata e che aumenta il rischio di esporre il professionista a delle pene molto alte.
La norma, inoltre, appare di difficile interpretazione oltre che applicazione – essendo la stessa fin troppo generica e vaga - così da richiedere secondo la categoria un'analisi attenta da parte del Legislatore.
L'auspicio è, dunque, quello di un nuovo intervento da parte del Legislatore con ulteriori precisazioni, giustamente richiesto costituzionalmente per l'ambito penale, proprio per evitare il rischio di sovraesposizione da parte del professionista nell'esercizio delle attività di consulenza fiscale.
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