Pubblicati i nuovi minimi retributivi di colf, badanti e baby sitter, determinati in relazione alla variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo.
La commissione nazionale per l'aggiornamento retributivo istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha, infatti, raggiunto l’8 gennaio 2024 l'accordo sui nuovi minimi retributivi per il lavoro domestico, con decorrenza 1° gennaio 2024.
Si tratta di un aumento irrisorio che, grazie ad una esigua variazione dell'Indice Istat, porta ai lavoratori solo lo 0,56% in più rispetto al 2023, con parziale respiro di sollievo per le famiglie che lo scorso anno avevano, invece, avuto un impatto abbastanza significativo in termini economici per la forte variazione dei prezzi.
L’iter di definizione della retribuzione dei lavoratori domestici è abbastanza articolato.
Innanzitutto deve essere ufficializzato il tasso di inflazione annuo da prendere a base del calcolo, per adeguare l’indice Istat previsto dal Ccnl di categoria necessario per stabilire il valore di adeguamento di vitto e alloggio (quale retribuzione convenzionale) e della retribuzione tabellare fissa e oraria.
In un secondo momento si riuniscono le Parti sociali il cui verbale di accordo è registrato presso il Ministero del lavoro per le funzioni di vigilanza che lo stesso svolge in tema di contrattazione collettiva.
Solo alla fine di questa procedura il Ministero rende note, all’esito della raggiunta volontà delle Parti, le tabelle in vigore per l’anno in corso.
Dunque, si diceva che nel 2024 il bilancio delle famiglie non subirà grossi scossoni per una spesa, quella di colf e badanti, sempre più spesso di primaria importanza e necessità.
Facciamo qualche esempio:
Nonostante l’aumento contenuto per il 2024, la spesa per i collaboratori domestici incide comunque in modo pesante sul budget delle famiglie che, nella maggior parte dei casi, non possono fare a meno di colf e soprattutto badanti per la gestione del quotidiano.
Come riportato in un precedente nostro articolo, Assindatcolf aveva promosso lo scorso anno un’indagine presso i propri associati da cui emergeva la difficoltà di sostenere i costi soprattutto per i nuclei a basso reddito, in cui la quota di coloro che avevano dichiarato insostenibile la spesa per colf e badanti era pari al 79,7%.
E considerando che, attualmente, per una badante a tempo pieno con regolare contratto il costo minimo è di diciottomila euro annui lordi, senza possibilità di agevolazioni significative, occorrerebbe modificare la fiscalità introducendo la totale deduzione del costo sostenuto per colf e badanti, ormai irrinunciabile.
Sarebbe inoltre fondamentale che, a fianco della deducibilità fiscale, si desse spazio ad un assegno unico più sostanzioso e che arrivasse la tanto vociferata "Prestazione universale per la non autosufficienza".
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