Cnf. Limitare la lunghezza dei ricorsi amministrativi compromette la difesa

Pubblicato il 22 aprile 2015 Nella seduta del 16 aprile 2015, il Consiglio Nazionale Forense ha approvato il parere sullo schema di Decreto emesso dal Consiglio di Stato, che impone dei limiti di dimensione dei ricorsi e degli altri scritti difensivi nel processo amministrativo, in attuazione della previsione di cui all’art. 40 della legge di conversione del D.l. 90/2014.

Nel presente parere, il Cnf, pur apprezzando il principio di sinteticità degli atti invocato, contesta tuttavia l’imposizione di pensanti sanzioni nel caso siano superati i limiti dimensionali consentiti e sollecita una modifica della normativa primaria, laddove consente che una un decreto – quale fonte impropria – possa intervenire sul diritto di difesa. Diritto che sarebbe sacrificato ove si permettesse la “strozzatura” delle argomentazioni (limitandole ad un numero predefinito di pagine) in un processo tanto complesso quale quello amministrativo.

Sarebbe dunque una miglior soluzione – a detta del Cnf – promuovere piuttosto un’adeguata formazione sulle tecniche di sintesi negli scritti difensivi.

Pur consigliando delle modifiche al Decreto in questione, nell’ottica della collaborazione istituzionale, il Cnf non omette tuttavia critiche all’imposizione degli anzidetti limiti nel processo amministrativo, soffermandosi tra l’altro sulla questione della sorte delle argomentazioni poste nelle pagine eccedenti il massimo consentito.

Sulla base di una interpretazione costituzionalmente orientata, sul punto, il Cnf ritiene che non debba essere preclusa la delibazione dei motivi oltre limite, e che, in applicazione dell’art. 3 comma 2 del Codice del Processo Amministrativo, il giudice sia piuttosto tenuto a verificare, caso per caso, se la violazione dei limiti di pagine sia un comportamento elusivo del principio di sinteticità o se si sia resa necessaria per una migliore tutela della posizione giuridica della parte.
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