Si è tenuta, il 9 febbraio 2018, a Roma, l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Mammone, del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, e del Guardasigilli, Andrea Orlando.
Con la consueta relazione di apertura del nuovo anno, il presidente del CNF, Andrea Mascherin, ha ricordato le rilevanti ricorrenze degli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, e dei 70 anni della Costituzione, nonché, contestualmente, la responsabilità tecnica e sociale a cui è chiamata l’Avvocatura, incaricata di custodire le garanzie nella giurisdizione, e di promuovere una cittadinanza “attiva”.
Ribadita, a seguire, la necessità della stretta collaborazione tra avvocatura e magistratura “per governare dall’interno il sistema della giurisdizione” e di proseguire in un dialogo già concretamente in essere con le Giurisdizioni superiori, con il Consiglio Superiore della magistratura, con l’Avvocatura dello Stato, con l’attuale giunta ANM.
Il Presidente Mascherin ha poi dato atto al ministro della Giustizia, insieme al Governo e alla forze parlamentari, di avere promosso iniziative a tutela del decoro della prestazione professionale, come le nuove norme sull’equo compenso, sul legittimo impedimento della avvocata in gravidanza, sui nuovi parametri. Ricordati, inoltre, anche gli investimenti economici nel sistema giustizia, gli interventi in ambito carcerario, quelli a tutela della privacy dell’individuo nell’ambito delle intercettazioni.
Le soluzioni adottate – ha continuato - presentano positività da rafforzare e criticità da limare.
E’ stata, quindi, rammentata la contrarietà espressa dall’Avvocatura con riferimento alla cosiddetta “sommarizzazione” del processo civile; il rischio che, con alcuni interventi in materia fallimentare, possano essere sacrificati il principio di prossimità e quello di efficienza.
Da qui l’affermazione secondo cui l’efficienza della Giustizia non può più essere ricercata attraverso continui, vani e “snervanti” interventi sui codici di procedura, ma "proseguendo nella politica intrapresa di investimenti in personale e strutture".
Nel suo intervento, il ministro della Giustizia ha tenuto a ricordare i risultati raggiunti nel corso della legislatura, come in tema di digitalizzazione della Giustizia e connessi investimenti sulle infrastrutture e sul personale.
Rammentata anche l’avvenuta attuazione della riforma dell’ordinamento della professione forense, completata con l’adozione dei regolamenti ministeriali previsti, e ciò “in un quadro di proficua interlocuzione con il Consiglio Nazionale Forense e nella direzione della valorizzazione del ruolo dell’Avvocatura e del rilievo costituzionale dello stesso”, la disciplina dell’esercizio della professione forense in forma societaria nonché l’introduzione dell’equo compenso per le prestazioni professionali degli avvocati.
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