Il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin ed il coordinatore dell’Organismo congressuale forense Antonio Rosa, sottolineano ancora il rischio che la presenza dei seppur minoritari soci di capitale negli studi legali - come contemplato dal Ddl concorrenza, attualmente al vaglio della Camera – possa seriamente minare l’autonomia e l’indipendenza della professione forense. E ciò, specie se si consideri che il disegno di legge in discussione non richiede che l’amministratore delegato (ossia il massimo organo gestorio) debba essere necessariamente avvocato.
Oltretutto, un istituto tanto complesso come quello delle società tra avvocati, richiede che sia preliminarmente chiarito il quadro giuridico di riferimento, soprattutto in relazione ad aspetti quali la ragione sociale, il regime delle responsabilità disciplinari, la governance societaria, l’inquadramento fiscale e previdenziale, l’iscrizione e la cancellazione dagli albi, gli obblighi informativi. Appare a tal fine necessario – secondo il Cnf e l’Ocf – lo stralcio dal Ddl concorrenza della parte relativa alle predette società di capitali, onde pervenire al necessario approfondimento ed alla risoluzione delle tante criticità segnalate.
Dito puntato – anche qui, di nuovo – contro le nuove norme in materia di contenziosi coinvolgenti le compagnie assicurative, per i quali Cnf ed Ocf chiedono di ripristinare il principio di parità delle parti in relazione all'accesso ai mezzi di prova, sottolineando altresì la necessità che l'indicazione dei testimoni da parte del danneggiato possa, quantomeno, avvenire al momento dell'invito alla stipula della negoziazione assistita.
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