Cndcec Il divieto di abuso di dipendenza economica garantisce l'equo compenso

Pubblicato il 25 luglio 2017

E' nell'articolo 3 della Legge n. 81/2017 (Jobs Act del lavoro autonomo), sul divieto di abuso di dipendenza economica, che il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti trova le fondamenta per tutelare la categoria dei liberi professionisti e garantire loro un equo compenso.

Proprio tale articolo, che sancisce il carattere abusivo e, di conseguenza, l’illegittimità di alcune clausole inserite nei contratti tra committente e professionista, fa sì che venga meno la possibilità di sfruttamento degli autonomi e, allo stesso tempo, di riconoscimento del giusto compenso.

Infatti, tra le clausole da ritenere vietate, perchè capaci di determinare un oggettivo squilibrio nel rapporto contrattuale, vi sono quelle che fanno riferimento alla facoltà di recedere dal contratto senza un adeguato preavviso, di modificarne unilateralmente le condizioni e di definire termini di pagamento superiori a 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura.

In particolare, si individuano forme tipiche di abuso di dipendenza economica anche nei casi in cui vi è l'imposizione di condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose o discriminatorie tra le quali la determinazione del compenso in maniera non adeguata alla qualità o quantità della prestazione, ovvero la mancata configurazione di un equo compenso.

Inoltre, lo stesso aritoclo 3 del Jobs Act, oltre all’inefficacia delle clausole abusive, riconosce al lavoratore autonomo anche il diritto al risarcimento del danno, con la possibilità di avvalersi del tentativo di conciliazione innanzi agli organismi abilitati.

Per il Cndcec esiste la tutela economica

Secondo l'analisi svolta dal Cndcec sulla normativa citata e riportata in una nota del 24 luglio 2017, appare quindi chiaro come “un passo in avanti significativo per la difesa della dignità dei lavoratori autonomi italiani” è stato compiuto. Ora non resta che impegnarsi affinchè la norma “trovi una effettiva e diffusa applicazione”.

Si legge ancora nella nota che “sono senz'altro vessatorie le clausole che stabiliscono compensi ingiustamente bassi e non commisurati al lavoro svolto, ma lo sono anche quelle che impongono al lavoratore di anticipare le spese o ne escludono il rimborso oppure prevedono addirittura la gratuità di alcune attività”.

Ora è necessario farla conoscere e rispettare

Secondo il segretario nazionale Achille Coppola "si tratta di far conoscere il più possibile questa norma presso i nostri iscritti. Abbiamo intenzione di costituire una task force centrale pronta a fornire consulenza agli ordini territoriali". Il consiglio si impegna a segnalare all'Antitrust "eventuali condotte abusive poste in essere da grandi operatori economici come banche e assicurazioni che impongono ai professionisti condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose e discriminatorie".

La situazione, ora aggravata anche dalla crisi economica, risulta non più tollerabile. Per tali ragioni si sta pensando ad una campagna di informazione del Consiglio nazionale che prevede di costituire una task force che dia supporto agli Ordini territoriali nell’assistere i loro iscritti.

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