Chiarimenti sulla deducibilità degli interessi passivi per i soggetti Ires

Pubblicato il 19 novembre 2009 Assonime pubblica la circolare n. 46 del 2009, in data 18 novembre, in cui esamina l’attuale disciplina fiscale di deducibilità degli interessi passivi dal reddito d’impresa ai fini Ires e Irpef (articolo 96 del Tuir). La circolare analizza la disciplina alla luce dei chiarimenti ministeriali ad oggi intervenuti e sottolinea e approfondisce i profili applicativi che restano ancora controversi. La conclusione a cui perviene l’Associazione è che gli interessi passivi per le dilazioni di pagamento concordati sui debiti commerciali non possono essere considerati completamente deducibili. Ma, tali interessi, insieme agli altri interessi passivi, sono deducibili fino a concorrenza degli interessi attivi e l’eventuale eccedenza può andare a ridurre l’imponibile nei limiti del 30% del Rol. Il dubbio sollevato da Assonime riguardava proprio l’inclusione degli interessi di dilazione nel novero di quelli soggetti a deduzione limitata, essendo coerente estendere – seguendo la ratio della norma - anche a quest’ultimi l’esclusione prevista per gli interessi impliciti passivi. Analogamente, l’Associazione auspica che vengano esclusi dall’indeducibilità anche gli interessi passivi relativi a finanziamenti contratti per l’acquisto degli immobili o per le acquisizioni tramite leasing. Altro punto criticato è quello secondo cui per determinare il risultato operativo della gestione caratteristica (Rol), non si possano escludere dai costi della produzione le svalutazioni dei beni strumentali, con evidenti effetti negativi soprattutto per le imprese che adottano gli Ias, nel caso in cui le svalutazioni riguardano beni non ammortizzabili ma solo svalutabili, come i beni a vita indefinita e l’avviamento.
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