Cassa Forense sulla petizione contro indennità

Pubblicato il 03 febbraio 2017

Le indennità e i gettoni di presenza per amministratori e delegati della Cassa Forense erano fermi dal 2000, mentre negli enti pubblici e nelle altre casse gli amministratori continuano a percepire emolumenti di gran lunga superiori.

Abbiamo introdotto, rispetto al 2000, solo l’adeguamento all’indice Istat.

Luciano intervistato

Sono le parole del presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano, in risposta alla petizione avanzata nei giorni scorsi da un avvocato siciliano e poi diffusasi, attraverso i canali dei social network, anche in altri fori del territorio, e volta ad ottenere una riduzione drastica e immediata dei costi della Cassa di previdenza degli avvocati.

Per Luciano – intervistato dalla rivista il Dubbio il 1° febbraio 2017 - non è in discussione la buonafede dei colleghi che hanno sollevato il problema, definiti “spesso giovani e alle prese con difficoltà oggettive”, occorrerebbe tuttavia che si conoscesse meglio l’attività che svolge la Cassa.

Rispetto, inoltre, al lamentato basso importo della pensione minima, 400 euro, a fronte del contribuito minimo di 3.800 euro, Luciano ha ribattuto che “il contributo soggettivo minimo è di 2.800 euro, a cui si aggiunge il contributo integrativo pagato dai clienti, che costa molto di più agli avvocati con un reddito più elevato. La pensione minima sarà di 11.200 euro annui, molto più di quanto si versa. Se vogliamo semplificare, chi paga sempre il minimo dà 85 e otterrà 100, chi invece ha redditi alti paga 113 per ottenere 100. Una parte dell’assegno, per chi guadagna meno, è coperta dai colleghi con un’attività maggiore”.

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