Tredici imprese private - 65 su 100 degli operatori nell'ambito, questo il peso dei firmatari committenti - il Ministero dello Sviluppo Economico ed un protocollo d'intesa che getta “un'ancora di protezione sociale in un settore delicato”, firmato a Palazzo Chigi, durante una cerimonia presieduta dal nostro Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Il “settore delicato” è quello dei call center. Ne sono interessati 80mila lavoratori e l'accordo appena siglato (4 maggio 2017) - che definisce le buone pratiche sociali e commerciali per gestire i servizi di contatto con la clientela, in via diretta o indiretta - fa per lo più perno sull'impegno a limitare la delocalizzazione, fissando “all'80 per cento la soglia servizi erogati in Italia”.
Fa perno anche sulla previsione che il 95 per cento delle attività effettuate in via diretta sia realizzato in Italia entro sei mesi dalla stipula e che per i nuovi contratti perlomeno l'80 per cento dei volumi in outsourcing venga effettuato nella Penisola.
Inoltre, il ministro Gentiloni sottolinea che “le gare sotto il costo del lavoro si impegnano a non venire fatte”; un “dato di civiltà”.
Nel testo è anche contenuta la responsabilità di prevedere “strumenti analoghi a quelli previsti dalla norma in relazione alla clausola sociale o, in via alternativa, di valorizzare l'impegno dei fornitori nel garantire l'applicazione di strumenti di tutela dei lavoratori del settore, analoghi a quelli stabiliti dalla norma.".
Il Protocollo, che ha durata 18 mesi ed è soggetto a verifica annuale, è per il ministro Calenda (MiSE) “un segno di grande responsabilità sociale che si è dato ad un settore che ha attraversato difficoltà enormi, che occupa ottantamila persone ed è molto esposto, più di altri, alla delocalizzazione”.
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