Bancarotta fraudolenta per distrazione in caso di prelievi dalla società fallita

Pubblicato il 09 novembre 2011 Con sentenza n. 40324 depositata lo scorso 8 novembre 2011, la Corte di cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta per distrazione nei confronti dei soci accomandatari ed accomandanti di una Sas in stato di insolvenza dopo che questi ultimi avevano prelevato dei compensi pari a circa mezzo miliardo delle vecchie lire per conto degli amministratori.

I giudici di legittimità, dopo aver ricordato come fosse rinvenibile un contrasto giurisprudenziale per la presenza di decisioni affermanti la sussistenza, nelle fattispecie come quella in oggetto, del delitto di bancarotta per distrazione ed altre che, invece, avevano ritenuto sussistere quello di bancarotta preferenziale, hanno escluso che, nella specie, ricorresse tale problematica “non solo perché non risulta che i compensi siano stati determinati ed autorizzati dagli organi sociali e perché i prelievi sono stati effettuati quando la società versava già in stato di insolvenza (ma anche su tali punti vi è contrasto nella giurisprudenza di legittimità), ma, principalmente, perché i giudici di merito hanno escluso, con motivazione del tutto ragionevole, che le somme prelevate potessero essere considerate compensi per l'attività prestata dagli amministratori a favore della società”.  

Ed infatti, i prelievi non avevano avuto una cadenza regolare, non erano stati di eguale ammontare e, soprattutto, erano stati effettuati anche dai soci accomandanti, privi di alcun titolo per percepire compensi.
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