Il Movimento Forense ha inviato una istanza formale, datata 28 marzo 2018, indirizzata al Ministero del Lavoro, al Consiglio Nazionale Forense, alla Cassa Forense nonché all’Organismo Congressuale Forense, perché provvedano, il più celermente possibile e ciascuno per quanto di propria competenza, a porre in essere ogni iniziativa in sede politica e legislativa affinché:
Il Movimento Forense fa rifermento alle pretese avanzate dalla gestione separata dell'INPS, rispetto agli avvocati che, in epoca antecedente all’entrata in vigore della legge professionale, non risultavano iscritti alla Cassa Forense per motivi reddituali per come consentito nel previgente sistema previdenziale forense. Gli stessi, si rammenta, erano comunque tenuti all’invio del Modello 5 ed al versamento del contributo integrativo del 4% sull’imponibile Iva.
Le pretese hanno raggiunto moltissimi avvocati che, per opporsi alle medesime, hanno attivato numerosissimi procedimenti giudiziali, riferiti a diverse annualità, molti dei quali tuttora pendenti.
Tali pretese sono ritenute non conformi al disposto normativo nonché “incongrue e gravemente vessatorie” alla luce della norma di interpretazione autentica fornita dal legislatore in materia, e della risoluzione del Ministero delle Finanze n. 109 dell'11/07/1996 secondo cui il contributo integrativo è un contributo previdenziale a tutti gli effetti.
Secondo il Movimento, la problematica illustrata merita di addivenire a definitiva soluzione, “con ormai improcrastinabile coinvolgimento delle competenti istituzioni, che riporti la vicenda nei binari del buon senso e della legittimità”.
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