Antiriciclaggio, cooperazione piena tra gli Stati membri
Pubblicato il 26 aprile 2013
Con la
sentenza del 25 aprile relativa alla Causa C-212/11, la Corte di Giustizia Ue si concentra sul tema dell’antiriciclaggio, riconoscendo a questa particolare forma di controllo una valenza che va ben oltre i confini nazionali di ciascuno Stato membro.
Nel rispetto della normativa antiriciclaggio, infatti, secondo la Corte, è lecita ogni misura adottata dai Paesi europei se il fine ultimo è quello di accrescere il rispetto del diritto dell’Unione.
Ne deriva che non possono essere considerati a rischio i principi stabiliti dalla direttiva Ue, qualora una norma nazionale innalzi la soglia di tutela al fine di accrescere l’efficacia della lotta contro tali delitti. È poi di competenza del giudice nazionale stabilire se la norma adottata sia idonea oppure no a conseguire l’obiettivo prefissato e se rispetti il principio di proporzionalità.
Con riferimento al caso di specie, che riguarda un ente creditizio con sede a Gibilterra, ma operante in regime di libera prestazione in Spagna, la sentenza conclude asserendo che il diritto dell’Unione non osta alla normativa spagnola che impone agli enti creditizi operanti in Spagna senza avervi una sede stabile di comunicare direttamente alle autorità spagnole i dati necessari ai fini della lotta di riciclaggio di capitali e al finanziamento del terrorismo.