L’Associazione nazionale forense ha diffuso un comunicato dove esprime il proprio dissenso rispetto al progetto di riforma del processo civile, per come di recente annunciato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Per l’ANF – si legge nella nota del 3 dicembre 2018, dove viene riportato il contenuto dei documenti adottati dal consiglio nazionale dell’ANF nelle sessioni tenute l’1 e il 2 dicembre – si tratterebbe di un intervento che, allo stato, “punisce il cittadino e non assicura che venga garantita la tutela dei suoi diritti”.
Le relative proposte non affronterebbero le vere criticità del sistema civile, ovvero risorse e personale, “ignorando la necessità di forme di organizzazione del lavoro dei magistrati e di una preparazione in chiave organizzativa/manageriale dei capi degli uffici giudiziari, “scaricando” sul cittadino le inefficienze del sistema e sacrificando la sua legittima aspettativa di giustizia con un processo sommario e affidato all’eccessiva discrezionalità del giudice”.
La bozza, in particolare, sarebbe caratterizzata da “un atteggiamento intransigente e penalizzante”, esplicitato, ad esempio, nelle sanzioni pecuniarie elevate fino a dieci volte il valore del contributo unificato e nella previsione di una sanzione sino a 50mila euro a carico della parte che ometta di rispondere all’ordine di esibizione.
Da qui, l’auspicio del segretario generale dell’ANF, Luigi Pansini, a che “il ministro della Giustizia e le forze parlamentari e di governo rivedano integralmente il testo e l’intero impianto della proposta di riforma, con un necessario confronto con tutti gli operatori interessati per individuare i principi cardine di un’idea di processo civile che coniughi l’accesso alla giustizia e l’effettiva tutela dei diritti del cittadini nel rispetto del contraddittorio tra le parti con un sistema-giustizia dotato di risorse”.
L’Associazione Nazionale Forense, per finire, ha invitato le componenti istituzionali e associative dell’avvocatura “a fare fronte comune rispetto alle iniziative che minano le fondamenta del processo civile e del processo penale, scardinando i diritti fondamentali della persona e del cittadino”, esprimendo, da ultimo, anche solidarietà per l’astensione proclamata dall’Unione delle Camere Penali Italiane per i prossimi 17 e 18 dicembre.
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