Ammortamenti da ricalcolare

Pubblicato il 27 marzo 2007

In materia di ammortamento di aree e terreni un aspetto che merita di essere approfondito è quello relativo alla determinazione del valore residuo ammortizzabile: una volta, cioè, quantificato l’ammortamento deducibile in ciascun periodo d’imposta, si deve procedere con il calcolo del tempo necessario affinchè si esaurisca la procedura di ammortamento sotto il profilo fiscale. Il caso più semplice è quello relativo all’acquisto di un fabbricato da parte di un’impresa. Dal costo totale sarà scorporato quello imputabile all’area, mentre l’intero fondo ammortamento iscritto in bilancio 2005 (per esempio) andrà imputato al fabbricato per ottenere il valore residuo ammortizzabile. Il caso si complica nel momento in cui il fabbricato presente nel bilancio anche costi incrementativi o rivalutazioni. A tal proposito, sarà quindi necessario considerare il fabbricato “come se” fosse composto da due parti: il costo storico e la parte relativa a incrementi/rivalutazioni (circolare n. 1/E). Per calcolare il residuo si dovranno sottrarre le due componenti del fondo da ciascuna voce corrispondente del fabbricato. In tal caso si avrebbe una disomogeneità tra il residuo totale e il residuo ammortizzabile. Nel momento in cui il costo storico del fabbricato risulta completamente ammortizzato potrebbe rimanere un residuo (che secondo le istruzioni ufficiali della suddetta circolare si deve imputare all’area). Così l’impresa applicherà – per esempio – l’aliquota fiscale su un costo totale fino a raggiungere ammortamenti pari al valore degli incrementi. Anche nella locazione finanziaria (leasing), in armonia con quanto avviene nell’acquisto diretto del bene, va determinato un residuo deducibile per le quote capitali dei canoni.

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