Le holding lussemburghesi del ’29, istituite con legge 31 luglio 1929, beneficiano di numerose agevolazioni fiscali, non essendo soggette ad alcuna imposizione diretta sul reddito prodotto. Unico onere a pesare se esse è il pagamento di un’imposta annua di sottoscrizione - la “taxe d’abbonnement” – pari allo 0,2 per cento del valore delle azioni emesse, cui s’aggiunge un’imposta dell’1 per cento – il “droit d’apport” – sul capitale sociale, da corrispondere al momento della costituzione e in caso di suo aumento.
Le holding lussemburghesi sono escluse dall’applicazione della direttiva 90/435/Cee (madre/figlia) nonché dalla convenzione Italia-Lussemburgo contro la doppia imposizione sui redditi. Per esse è prevista anche l’esenzione dei dividendi derivanti da partecipazioni o investimenti di portafoglio, delle royalties, delle plusvalenze e degli interessi da obbligazioni, depositi bancari e sui finanziamenti effettuati a favore di controllate. Interessi e dividendi pagati sono esenti da ritenuta alla fonte.
Ebbene, europea ha sentenziato, ieri, che il regime preferenziale concesso dal Granducato, per ben 77 anni, a sedi di multinazionali viola le regole comunitarie degli aiuti di Stato, di conseguenza il sistema dovrà essere abrogato entro la fine dell’anno, mentre entro il 2010 dovranno cessare i benefici fiscali ed essere convertite tutte le holding del ’29 in altre forme societarie.
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