Sono quasi 11 milioni i lavoratori dipendenti del settore privato che, a breve, saranno chiamati a decidere cosa fare del trattamento di fine rapporto “maturando”. Se cioè lasciarlo in azienda per ottenere la “vecchia” liquidazione alla cessazione del lavoro oppure utilizzarlo per finanziarsi la seconda pensione, quella cioè complementare. Alla stessa scelta saranno chiamati (in un secondo momento) i lavoratori più giovani, ossia coloro che inizieranno a lavorare dall’anno prossimo e ai quali verranno concessi sei mesi di tempo dal momento dell’assunzione per fare la stessa scelta. Si tratterà di un ammontare complessivo di circa 19 miliardi di euro: a tanto ammonta il flusso annuo di Tfr. I tempi per l’applicazione della riforma della previdenza complementare saranno dettati dal disegno di legge Finanziaria questi giorni all’esame del Parlamento, unitamente al decreto legge 279/06. Il termine per l’entrata in vigore del provvedimento di riforma varato lo scorso anno, che stabilisce le regole per la destinazione del Tfr ai fondi pensione, è stato anticipato di un anno, al 1° gennaio 2007. E, dunque, da tale data i dipendenti del settore privato (sono esclusi i 3,5 milioni di dipendenti pubblici, per i quali è atteso un apposito provvedimento) avranno sei mesi di tempo per scegliere cosa fare del proprio trattamento di fine rapporto.
Anche se mancano solo 41 giorni al momento decisivo della previdenza integrativa, molti sono ancora i provvedimenti da varare per dare il via alla riforma del Tfr e alla fase di silenzio/assenso o tacito consenso. Sono attese, quindi, sei settimane di duro lavoro prima dello scoccare dell’anno nuovo. In questo scenario, non sono certo da escludere anche pericoli e difficoltà che potrebbero fare ritardare il processo o, peggio ancora, far ripartire la riforma dall’inizio. Il dossier del lunedì del Sole-24 Ore tratta dettagliatamente l’argomento, soffermandosi sulla tipologia dei fondi e sul loro funzionamento, sulle strade da percorrere per effettuare i versamenti e sulle prestazioni.
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