Nell’intervento con oggetto lo strumento degli studi di settore, l’autore richiama una circolare ministeriale – la numero 31 dello scorso maggio 2007 – e più sentenze di Cassazione a sostegno del principio secondo cui gli studi siano una “presunzione relativa” cui poter opporre la prova contraria. Sono stati concepiti per l’applicazione, caso per caso, nei controlli del Fisco sul contribuente, non per essere utilizzati come norme sostanziali o presunzioni legali nel processo tributario. Concretizzano, pertanto, una forma di intelligence utile all’Amministrazione fiscale per gestire il contraddittorio con i contribuenti e prevenire inutili liti su questioni estimative.
Ma viene qui sollevata la preoccupazione che i criteri utilizzati dagli studi di settore integrino, nel contenzioso, un sistema probatorio induttivo che nel medio periodo renda impossibile la prova contraria del contribuente. La Suprema Corte ha già chiarito, in merito, che il giudice tributario decide in base al principio del libero convincimento e che non esiste norma o principio che lo vincoli ad applicare lo studio come presunzione assoluta.
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