Studi di settore, meno esclusi

Pubblicato il 16 ottobre 2006

Per una efficace lotta contro l’evasione è “necessario rafforzare gli strumenti indiretti di definizione delle basi imponibili. Così, particolare rilevanza e significatività dovranno avere gli studi di settore”. A ribadirlo è stato, pochi giorni or sono, il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, che ha sottolineato uno degli impegni prioritari del Governo in materia di inasprimento dell’accertamento. Già con le revisioni eseguite negli ultimi due anni (2004-2005), i ricavi puntuali da studi hanno registrato un incremento, destinato ora a crescere ancora di più (7,5 milioni di euro il tetto massimo di ricavi stimato) dopo l’inserimento dell’articolo 5 del disegno di legge Finanziaria particolare, si prevede un’operazione di revisione degli studi di settore, da eseguirsi sentito il parere della commissione di esperti, ogni tre anni. In questa fase, oltre che nella elaborazione di nuovi studi, si terrà conto di indici di coerenza che qualificano un normale svolgimento di una data attività economica. Per ampliare la platea dei soggetti interessati dalla normativa degli studi di settore, vengono ridotte o modificate le cause di esclusione (per esempio si prevede che l’esclusione non scatti quando la nuova attività inizia entro sei mesi da una precedente cessazione oppure se si tratti di una pura prosecuzione di attività eseguita da altri). Inoltre, anche i soggetti ai quali non si applicano gli studi dovranno ipotizzare qualche attività di accertamento induttivo da parte del Fisco.

Con la nuova legge Finanziaria, il Governo cerca di aggirare le tesi della giurisprudenza secondo cui “Gerico” da solo non basta come prova di evasione e, quindi, a legittimare l’accertamento. In altre parole, 2007 mira a legittimare gli studi come presunzione legale, riducendo le possibilità di difesa dei contribuenti. Se la norma verrà approvata nel testo proposto, gli accertamenti saranno effettuati “qualora l’ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulti inferiore all’ammontare dei ricavi o compensi determinabili sulla base degli studi stessi”.

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