Studi di settore, accordo con l’incognita del voto

Pubblicato il 04 luglio 2007

Sembra finalmente trovato l’accordo tra il Governo ed i professionisti sugli studi di settore. Durante l'incontro, sono stati chiariti alcuni punti del comunicato dell’Economia dello scorso 27 giugno. La possibilità di adeguamento al livello minimo di ricavi, derivante dall’applicazione degli studi stessi, è stata riconosciuta, almeno fintanto che saranno applicati gli indicatori di normalità economica varati in maniera retroattiva per il 2006 e finché nuovi indicatori più adeguati, ratificati congiuntamente dalla commissione di esperti e dai rappresentanti delle categorie economiche e dei professionisti, verranno applicati ai singoli studi. Nel comunicato dell’Economia inoltre, viene confermato l’onere per l’agenzia delle Entrate, di motivare gli eventuali accertamenti relativi all’applicazione degli indicatori di normalità economica. Ai fini della compilazione delle dichiarazioni future non dovrà essere considerato il “valore addetto della produzione”, superato con l’indicazione di intervalli di costi coerenti con l’attività svolta. Dal periodo di imposta 2006, nei riguardi dei soggetti che esercitano multi-attività o multi-punto, con vendita anche di generi soggetti ad aggio o ricavo fisso, saranno applicabili le disposizioni sull’annotazione separata anche in riferimento alle attività per le quali gli studi di settore sono stati approvati o revisionati, come stabilito dal decreto 25 maggio 2007 emanato dal Ministero dell’Economia e pubblicato nella "Gazzetta Ufficiale" n. 152 del 3 luglio scorso.

 

I professionisti comunque sono ancora critici soprattutto sul valore probatorio dello strumento di accertamento e sulle garanzie al contribuente.

Ma il Ddl As 1485 contenente questi interventi si è bloccato ieri al Senato dove un emendamento dell’opposizione approvato contro il parere del Governo, riporta gli ammortamenti dei terreni alla situazione antecedente alla legge Bersani – Visco.

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