Gli Stati generali di Conte, convocati ieri a Roma, hanno dedicato un buon numero di ore agli Ordini professionali, in un clima di dialogo costruttivo tra il presidente del CUP, il portavoce della Rete professioni tecniche e i ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico.
Circa il contributo a fondo perduto dal quale restano escluse le professioni ordinistiche, Calderone e Zambrano puntavano sullo stato di crisi in cui si trova il comparto del lavoro intellettuale e sul rischio derivato che chiudano moltissimi studi professionali in difficoltà. Dai ministri Catalfo e Patuanelli è provenuta la disponibilità a valutare costi e modalità di un’eventuale estensione di questo aiuto economico agli ordinistici.
E’ stata l’occasione per rilanciare il pacchetto di dieci proposte contenuto nel Manifesto elaborato già prima degli Stati generali delle professioni (4 giugno scorso), sintetizzato in tre macro-aree: sanitaria-sociale; tecnica; giuridico-giuslavoristica. In esso anche proposte di semplificazione e sburocratizzazione.
Sul principio di sussidiarietà, poi, la sinergia con il Premier lascia sperare che presto, coadiuvati da norme scritte anche dai professionisti, questi sostituiscano la Pubblica amministrazione in una serie di servizi.
Forti dei numeri – le professioni contribuiscono alla creazione del 14 % del Pil – i rappresentanti degli Ordini chiedono al Governo di valutare le loro “proposte a costo zero prima di elaborare un nuovo progetto per il Paese”.
Per il presidente di Confprofessioni, Stella, le misure messe finora in campo (una su tutte il bonus 600 euro di marzo, aprile e maggio) sono di “corto respiro”, mentre il rischio concreto è ora che oltre 500mila lavoratori con partita IVA siano espulsi dal mercato.
Nuove prospettive per il mondo delle professioni, dunque, nella politica di rilancio del Paese, attenzionando – secondo il presidente del Colap Alessandrucci - quali direttrici l'equo compenso, la sussidiarietà, la valorizzazione delle competenze, la formazione, la semplificazione e l’innovazione.
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