Anche se non è stato l'ideatore dell'operazione, il commercialista è condannato per concorso al reato di sottrazione fraudolenta messo in atto con la fusione tra due società.
Il professionista, infatti, ha partecipato alla simulazione del trasferimento all'estero delle plusvalenze e dei beni di una società italiana, che rimanevano invece disponibili alla stessa, ai fini della fruizione del regime di particolare favore dello scudo fiscale.
Per la Cassazione, sentenza 51837/18, è dolo specifico, perché l’imputato fa parte del progetto sin dalla costituzione della società derivata dalla fusione, cioè sin dall’inizio.
A sostegno le prove, tratte dalla perquisizione nello studio del professionista, che fu lui a presentare all’imprenditore il fiduciario di mestiere nel principato di Monaco, che ha consentito di realizzare una fusione tra società. Lui a fare da intermediario nei rapporti fra cliente e prestanome. Lui, in ultimo, ad essere coinvolto nelle varie fasi dell'operazione, anche come trustee e interessandosi della procedura di scudo fiscale.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".