L’innalzamento al 6% della soglia minima di redditività del patrimonio potrebbe condurre buona parte delle società immobiliari nella categoria di quelle di “comodo”. Come si sia arrivati a fissare questa soglia resta un mistero, dato che nel settore abitativo la redditività del 6% è inesistente; negli uffici è abbastanza frequente, con negozi e capannoni è raggiunta sempre. Ciò vuol dire che solo una forte presenza in portafoglio del non abitativo potrebbe evitare l’insorgere di conseguenze anche se ciò non mette al riparo da altri generi di problemi. Altro elemento da considerare che renderà difficile per tutte le società il raggiungimento della soglia del 6% è costituito dal vacancy rate. Non esiste un patrimonio interamente affittato. I patrimoni transitano a tassi di rendimento mediamente più bassi, dato che è difficile acquistare uffici con rendita sopra il 6%.
Infine, è da ricordare che anche la normativa sulle cosiddette “società di comodo” è stata innovata dalla manovra d’estate in senso più penalizzante per il contribuente. Il dl 223/06 ha, infatti, innalzato le percentuali dei parametri moltiplicatori in base ai quali si determina l’appartenenza o meno alla suddetta categoria (art. 35, comma 223/06). A garanzia del contribuente, però, lo stesso decreto legge ha introdotto la possibilità di chiedere al Direttore regionale dell’agenzia delle Entrate la disapplicazione delle norme antielusive se il contribuente evidenzi situazioni straordinarie che di fatto abbiano reso impossibile il conseguimento dei parametri e degli obiettivi previsti dalle medesime disposizioni.
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