Il principio scaturente dalla pronuncia n. 4830 della Corte di Cassazione (7 febbraio 2006) è il seguente: qualora al legale rappresentante di una società sia stato contestato un reato di cui egli abbia avuto formale conoscenza prima dell’adesione al condono fiscale, la società non potrà avvalersi di questo istituto. Ed è escluso che l’imputato possa avvantaggiarsi, in sede penale, d’una pronuncia favorevole del giudice tributario volta a riconoscere la legittimità della richiesta di condono, in quanto, precisa , il processo tributario ed il processo penale viaggiano su binari diversi, non potendo in alcun modo la decisione di un giudice condizionare quella dell’altro.
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