Un comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate (20 agosto 2010) annuncia che i suoi 007, col progetto Ri.Sco (Rischio Scommessa) passano al setaccio la posizione di centinaia di aziende medio-piccole sparse su tutto il territorio nazionale, specie le concentrate in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Esse in pratica stipulano contratti diversi con (sempre) effetti neutrali dal punto di vista economico-finanziario, quando invece sul piano fiscale generano un notevole risparmio d’imposta. Un piano d’azione che, nella sua variante più frequente, prevede la firma di un contratto di prestito titoli (stock lending) con un’impresa dell’Europa dell’Est titolare di partecipazioni in un’azienda nella zona franca di Madeira. All’accordo è legata una scommessa sull’entità dei dividendi distribuiti dalla portoghese partecipata da cui dipende il pagamento o meno di una commissione. In realtà, le parti sanno già qual è l’esito: la società residente perde sistematicamente la scommessa e deve pagare, benché solo sulla carta, una commissione pari o di poco superiore agli utili distribuiti dalla società. Di fatto, il risultato economico dello schema evasivo è neutrale, perché la società residente non paga la commissione né incassa i dividendi, dato che i due importi si compensano. Fiscalmente però è possibile dedurre il costo della commissione a fronte di dividendi non tassati per il 95 per cento (in base all’articolo 89 del Tuir). Quindi, l’unico vero frutto dell’operazione è l’evasione delle imposte sul reddito dell’anno.
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