Mentre la macchina organizzativa della giustizia tributaria cerca di ripartire, pur se a rilento date le misure si sicurezza di non assembramento dettate dall’emergenza COVID-19, con il termine del periodo di sospensione ripartono le notifiche dei pignoramenti.
È lanciato dagli avvocati l’allarme per il rischio “di inceppare la macchina giudiziaria, perché si tratterà di fronteggiare - avverte il presidente dell’Unione nazionale camere avvocati tributaristi (Uncat), Antonio Damascelli - una marea di atti soprattutto quelli preordinati alla cautela… si tratterà quindi di ottenere – nei casi previsti dalle norme per la giustizia tributaria – sospensioni con riferimento ai pignoramenti, in una fase in cui si svolge circa il 50% in meno di processi per motivi legati alla gestione emergenziale”.
Anche il Cndcec si associa al monito. Per Maurizio Postal, consigliere delegato alla fiscalità, il regime ridotto allarma per l’enorme rallentamento del processo tributario, che inoltre peserà negativamente anche sulle istanze di sospensione della riscossione provvisoria relative agli accertamenti: “Se non si celebrano i processi, di conseguenza non si riuscirà neanche ad avere le sospensive”.
Preoccupa i commercialisti anche la mole di pagamenti del 30 novembre. Postal, parla di una “gobba dei pagamenti”: il decreto Cura Italia ha sospeso cartelle e rateazioni dall’8 marzo al 15 ottobre, che andranno in scadenza prevalentemente al 30 di novembre.
Lo shock del 30 novembre in un esempio: “Chi aveva una rateazione in corso ha sospeso sette rate si troverà a dover saldare tutte e sette le rate entro il 30 novembre”.
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