Nel giro di breve tempo, il regime di tassazione delle rendite finanziarie sarà destinato ad essere oggetto di revisione. Dopo il “decreto legge antielusione” si avvicina per il nuovo Governo il tempo di fare delle scelte. Il programma elettorale del centro-sinistra non lasciava dubbi sulla volontà di uniformare il prelievo a un livello intermedio tra la tassazione degli interessi sui depositi bancari (27%) e quella sulle altre attività finanziarie (12,5%). Il decreto legislativo 461/97, che ha perseguito l’obiettivo di assoggettare a tassazione ogni utilità derivante dall’investimento in capitale, potrebbe subire presto una modifica e alle due distinte ritenute attualmente in vigore si potrebbe sostituire già dal 2007 un’aliquota unica del 20% per depositi, conti correnti, obbligazioni, dividendi non qualificati, capital gain, minusvalenze eccetera. In tal modo, però, mentre le minusvalenze che si genereranno dopo la modifica saranno rilevanti con la maggiore aliquota, quelle pregresse dovrebbero mantenere il riferimento al 12,5%. Inoltre, la nuova manovra finanziaria dovrebbe contemplare anche un’esclusione delle maggiori aliquote per i piccoli patrimoni. La riforma, che è attesa per fine anno insieme con la manovra economica, assegnerà un ruolo di primo piano agli intermediari: l’applicazione di un prelievo sostitutivo alla fonte unitamente alle segnalazioni nominative che gli stessi inoltreranno al Fisco nel caso dei contribuenti in regime dichiarativo, contribuiranno a ridurre gli spazi per l’elusione.
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